Non esiste un solo tipo di donna
Come mai ci sono donne che non possono vivere senza un uomo e altre che hanno la massima espressione della propria individualità nella realizzazione lavorativa?
Come mai alcune donne si trovano a proprio agio nel ruolo tradizionale di moglie e madre e altre hanno bisogno di emozioni forti e nuove esperienze per sentirsi vive?
“Dal seme nasce una radice, quindi un germoglio; dal germoglio, le piccole foglie, dalle foglie, il fusto…non possiamo dire che sia il seme a provocare la crescita, e neanche possiamo dire che sia il suolo. Possiamo solo dire che le potenzialità della crescita sono contenute nel seme, come forze di vita misteriose che, se adeguatamente alimentate, assumono determinate forme.” (Mary Caroline Richards, Centering in Pottery, Poetry and the Person).
Possiamo dire che non esiste un solo tipo di donna.
Ciò che è soddisfacente per una donna può non esserlo per un’altra, a seconda della forza istintiva che ha dentro, cioè a seconda della “dea” che agisce in lei.
Le “dee dentro la donna” sono potenti forze interne che condizionano le azioni e le sensazioni. Questi potenti modelli interni, chiamati “archetipi”, sono responsabili delle principali differenze che distinguono le donne fra loro. Per conoscere questi archetipi utilizzeremo la simbologia proveniente dai miti dell’Antica Grecia, rappresentando queste forze con le divinità femminili della mitologia.
I miti, così come le fiabe, toccano temi che appartengono all’immaginario collettivo, pertanto restano attuali e vivi nel tempo perchè raccontano delle verità comuni all’esperienza umana di tutti.
La diversità di ogni donna dipende proprio da quale dea agisce in lei. Se queste dee sono in competizione, nella psiche della donna, a volte, la donna si troverà a dover decidere quale aspetto di sé esprimere per evitare di trovarsi confusa e disorientata.
Certamente l’ambiente sociale, familiare e culturale hanno un ruolo importante nell’influenzare come si manifesterà l’archetipo. Ad esempio, le aspettative della famiglia verso la figlia possono rinforzare alcune divinità e reprimerne altre. Ci sono donne che apprendono fin da bambine che non devono manifestare la loro vera natura. Ciò può portare portare la donna a vivere un senso di inadeguatezza e sofferenza, in quanto deviata dalla sua vera essenza interiore.
Vengono distinti tre gruppi di dee:
1. Le Dee vergini – Artemide, Atena, Estia
Queste dee rappresentano le qualità femminili dell’indipendenza e dell’autosufficienza. La dea vergine rappresenta quella parte di donna che l’uomo non riesce a possedere o “penetrare”. E’ la donna che esiste di per sé a prescindere dall’altro. Le dee vergini non vivono in funzione di una relazione, non hanno bisogno di un uomo né della sua approvazione, perciò le questioni affettive e emotive non le distraggono da ciò che ritengono importante, dalla loro realizzazione.
2. Le Dee vulnerabili – Era, Demetra, Persefone
Queste dee rappresentano la donna nei suoi ruoli tradizionali. Sono la moglie, la madre e la figlia. A differenza delle dee vergini, le dee vulnerabili hanno bisogno di un rapporto significativo nella loro vita. Il loro benessere e la loro realizzazione dipende dalla presenza dell’altro. Hanno bisogno di approvazione, di amore e attenzione. Spesso soffrono e si sentono vittime.
3. La Dea alchemica – Afrodite
Afrodite è in una categoria a parte. E’ la dea dell’amore e della bellezza e incarna il principio del piacere fine a sé stesso, ama per il piacere di amare, e a differenza di altre, sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subendo mai le altrui scelte. Rappresenta quella potenza che spinge un essere irresistibilmente verso un altro essere, l’amore passionale, ma non subisce l’amore e non ne è vittima. Si realizza attraverso la sua capacità di sedurre l’altro.
Per approfondire la tematica ti invitiamoaa partecipare al ciclo di seminari Le dee dentro la donna: miti e inconscio femminile
Bibliografia:
“Le dee dentro la donna, una nuova psicologia femminile” di Jean S. Bolen – 1991, Astrolabio Edizioni
“Centering in Pottery, Poetry, and the Person” di Mary Caroline Richards – 1989
Scritto da dott.ssa Patrizia Fiori